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Calcio: Lega Pro. Addio domenica del pallone, al via lo spezzatino in nome delle dirette televisive

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Mai se la sarebbe immaginata, Rita Pavone, una roba del genere, quando negli anni sessanta spopolava con la sua celeberrima hit "La partita di pallone". Una canzone che ha fatto la storia, un successo apparentemente senza tempo che però, adesso, andrà inevitabilmente rivisto dopo l'ennesima trovata del carrozzone del calcio italico.

Si devono essere commossi, quelli dell'intelligence della Lega Pro, al pensiero di quella povera ragazza lasciata tutta sola dal suo lui ogni domenica pomeriggio per assistere con devozione alla messa pagana delle ore 15. «Non dovrà esser mai più abbandonata», avrà tuonato Macalli in uno sbalzo da vero gentleman dei tempi andati.

E' scattata così l'operazione "spezzatino”. Addio alle tradizionali radioline con le quali i tifosi più anziani ascoltavano cosa succedeva sugli altri campi, addio ai cellulari continuamente sintetizzati su diretta.it per controllare i risultati delle avversarie, addio agli orecchi tesi per captare qualche informazione dalla persona seduta dietro di te, addio alle leggende pallonare che si creavano in curva con il magico passaparola (sullo stile del fantozziano 1-0 di Italia-Inghilterra con gol di Zoff di testa su calcio d’angolo).

Già, perché le partite del prossimo campionato di Lega Pro si giocheranno spalmate tra venerdì, sabato, domenica e lunedì: il venerdì un anticipo alle 19.30 e un anticipo alle 20.45; Il sabato tre anticipi alle 14.30, tre anticipi alle 15, tre anticipi alle 16, tre anticipi alle 17 e due anticipi alle 19.30; La domenica si giocherà una gara alle 11 (no, non si tratta di un errore di battitura), due alle 12.30, quattro alle 14.30, tre alle 16 e tre alle 18; posticipo, dulcis in fundo, il lunedì alle 20.45. Roba che anche Einstein avrebbe avuto difficoltà a comprendere. Per arrivare a conclusioni più comprensibili per il grande pubblico ho dovuto trascorrere alcune ore tra elucubrazioni complicate e calcoli improbabili, per un risultato che francamente mi lascia sconcertato.

Tre gironi, trentotto tornate di campionato, dieci partite per turno. 3x10x38 fa 1140 partite di Lega Pro nella prossima stagione calcistica. Di queste, 76 si giocheranno nei due spot del venerdì, 532 il sabato, 114 la domenica mattina, 480 la domenica pomeriggio e 38 il lunedì sera. Riportato tutto in percentuale, la vostra squadra del cuore in Lega Pro dovrebbe statisticamente giocare il 7% delle partite il venerdi, il 47% il sabato, il 10% la domenica mattina, appena il 33% la domenica pomeriggio e il 3% il lunedì sera. Si, avete capito bene, si giocherà una domenica pomeriggio ogni tre. Nelle restanti due potremo tranquillamente accompagnare mogli, fidanzate o la stessa Rita Pavone (che vede accolte le sue istanze con cinquant'anni di ritardo, in linea con i tempi della giustizia italiana) a fare un po' di shopping.

Lascio a voi immaginare i possibili scenari futuri. Perdersi un derby atteso da anni perché bloccati a lavoro con il fucile puntato, fare cappuccio e brioche sui gradoni della curva durante la partita della domenica mattina, portarsi le lasagne della nonna da casa per la gara di mezzogiorno (sempre che gli steward le facciano entrare), scappare a fine primo tempo del match del venerdì e del lunedì sera perché la mattina successiva alle 6 suona, inesorabile, la sveglia. Per non parlare delle trasferte. D'accordo, noi tifosi siamo abituati a grandi sacrifici per seguire la squadra, ma francamente mi pare troppo.

Dovendo fare i conti con questo scenario kafkiano, mi chiedo come le società possano chiedere ai tifosi di sottoscrivere un abbonamento, considerando il rischio che molte partite si svolgano in giorni e orari improbabili. Chi lavora deve mettere in conto di perdersene almeno tre o quattro, vanificando così il piccolo vantaggio economico che si ha nell’abbonarsi. In molti preferiranno, comprensibilmente, non farlo. In questo periodo, del resto, chi è che non si fa i conti in tasca? Le società avrebbero dovuto capire prima la mala parata e farsi sentire nelle sedi opportune. Invece l’unica cosa che si è sentita sull’argomento è stato un assordante silenzio.

Anche perché, parliamoci chiaro, nelle serie minori degli altri paesi europei una cosa del genere non esiste proprio. Del resto ci sarà un motivo se il tanto decantato “modello inglese”, considerato un totem imprescindibile per la cura di tutti i mali del nostro calcio, in questo caso non sia stato nemmeno citato. In Inghilterra, infatti, Championship, League One e League Two giocano tutte allo stesso orario, il sabato pomeriggio alle 16. Quindi, almeno per questo giro, il modello inglese è meglio lasciarlo nel cassetto. Oppure limitarsi, come qualcuno avrà già fatto o di sicuro farà, ad un azzeccato paragone con la Premier League: tanto che differenza c’è tra Chelsea-Arsenal e Giana Erminio-Lumezzane?

Fermi tutti però, placate le polemiche: le partite si potranno vedere in diretta streaming, comodamente seduti sul divano di casa. E’ questa la grande innovazione, è questa la svolta per tutto il movimento. Wow, tanta roba. Il fatto è che io avevo capito che l’obiettivo fosse riportare la gente negli stadi. Le famiglie, addirittura. Temo proprio di essermi sbagliato.