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comunicato stampa
Coalac, l'appello di un cittadino: 'Evitare la chiusura e salvaguardare i posti di lavoro'

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Sono passati diversi anni da quando, con la mia scuola elementare, visitai la Centrale del latte di Ascoli e dopo un interessantissima visita guidata uscii dallo stabilimento con tanti nuovi valori appresi ed una confezione di buon latte fresco da 25 cl.

Ora mi sembra incredibile ciò che sta avvenendo in queste settimane!

Io che avevo sempre riposto fiducia in questa azienda e nella bontà e qualità dei suoi prodotti ed invece mi ritrovo davanti ad una storia tipica di tante multinazionali che decidono di chiudere senza nessuna remora. Mi è difficile pensare che chiedere ad un operaio con famiglia di fare 138 km in andata ed altrettanti al ritorno giornalmente, sia mantenere i livelli occupazionali. Grazie alle mie attitudini professionali non è stato difficile scoprire e darne notizia di come stavano le cose nei passati casi locali di chiusure, come quando l’azienda acquirente era una specializzata in demolizioni o quando si chiudeva per crisi e dopo due anni si dichiaravano utili mondiali maggiori di tutti i tempi ed anche in questo caso vorrei capirne le reali ragioni. Non so, ad esempio, quanto in ciò possa incidere la liberalizzazione delle quote latte nei paesi europei del prossimo 1 Aprile 2015 con un probabile abbassamento del prezzo sui mercati od altro ancora. Ma avendo un prodotto di qualità, anzi di alta qualità e puntando su di esso (sia per la produzione di latte fresco da bere che di pochi, pochissimi latticini, ma di altissimi qualità) si potrà mantenere fede ai valori che sempre hanno contraddistinto questi marchi ed avere un proprio target di clienti, senza dover andare a contendersi fette di mercato a tanti marchi di media e bassa qualità presenti sul mercato nazionale e di provenienza anche estera.

Perciò chiedo alle autorità istituzionali di ogni ordine e grado di essere ancora più ferme e decise per evitare la chiusura dello stabilimento e salvaguardare posti di lavoro e produzione locale.

Basta magliette e selfie con operai davanti ai cancelli, così come i viaggi della speranza al MISE (dove di sviluppo economico è rimasta solo la parola, trasformato com’è ora in un ufficio distaccato dell’Inps dove contrattare i mesi di mobilità). Occorre essere ancora più uniti e decisi, qua non interessa il singolo o la sua personale visibilità, né le scadenze regionali del prossimo anno, ma il gruppo ed i suoi risultati. Chiedo anche alla popolazione di prendere coscienza che queste situazioni riguardano tutti, anche se non direttamente coinvolti e che occorre una risposta forte anche da parte dei cittadini.

Infine un appello ai vertici dell’Azienda, mettetevi una mano sulla coscienza, se non volete più tenere aperto lo stabilimento perché non strategicamente ritenuto necessario per voi, date realmente la possibilità a chi vorrà mantenerlo attivo di farlo!