comunicato stampa
Sisma, Carrescia: "Il quadro normativo è il più avanzato nella storia, ora serve un patto sociale"

Occorre ricostruire non solo edifici distrutti o danneggiati, ma anche l’economia ed il tessuto sociale che sono stati devastati dal susseguirsi di un terremoto le cui dimensioni non hanno precedenti, negli ultimi secoli, per la vastità dell’area interessata.
E’ perciò indispensabile definire un progetto di ricostruzione e di sviluppo condiviso dell’economia dell’area del “cratere” e di un territorio ancora più ampio perché l’impatto non è stato solo sui Comuni direttamente colpiti, ma anche su tutti gli altri della regione.
La definizione di una strategia d’area efficace impone l’individuazione di obiettivi condivisi e degli strumenti per conseguirli. La condivisione significa compartecipazione alle fase di analisi, elaborazione, proposta di tutte le componenti, di tutti i portatori d’interesse diffuso; significa “credere e volere fortemente realizzarlo”.
Nel complesso dei 131 comuni colpiti ad agosto e ottobre quasi tre addetti su quattro (72,5%) delle imprese artigiane (15.791 imprese con 38.212 addetti) lavoravano nelle Marche. Con gli eventi sismici di ottobre si è moltiplicato per oltre sette volte il numero di addetti delle imprese artigiane dei 62 comuni colpiti ad agosto e addirittura per oltre nove volte per le Marche. I danni subiti dall’agricoltura, dall’allevamento e dal sistema turistico-alberghiero sono noti. Il danno all’economia marchigiana va infatti oltre il “cratere” perché anche molte imprese del restante territorio hanno subito un sostanziale danno “indiretto” all’attività. Siamo in presenza di un’area nella quale ragioni storiche di crisi di carattere strutturale si sono sommate ad un sisma che ha avuto effetti moltiplicativi perché ha distrutto infrastrutture, reti, rapporti, lacerato intere comunità, lo spostamento di oltre 30.000 marchigiani lontano dalla propria casa.
Il Parlamento, sul sisma 2016-2017, ha fatto un grande lavoro; ha introdotto sostegni nuovi o migliorato altri già sperimentati, ha saputo ascoltare le istanze dei territori e fornire mezzi e strumenti, ha messo risorse superiori ad ogni precedente. Il quadro normativo, perfettibile come tutte le cose, è il più avanzato nella storia di questi eventi, purtroppo ricorrenti in Italia, sia in termini di fondi disponibili sia di strumenti operativi: molti di essi richiedono una pratica applicazione attraverso gli atti amministrativi del Commissario per la Ricostruzione e un forte coordinamento delle Regioni, aspetti che spesso sollevano criticità negli operatori.
Il 26 settembre scorso una mia mozione (sottoscritta anche dagli altri colleghi del PD delle Marche e non solo) divenne la base per una successiva mozione “unitaria” della maggioranza per impegnare il Governo su alcune linee fondamentali per fronteggiare l’emergenza e per promuovere la ricostruzione, indirizzi che il Parlamento ha ritrovato, condiviso e migliorato nei provvedimenti successivi, sia specifici (il D.L. 229/2016 e il D.L. 8/2017), sia di portata più generale (il D.L. 224/2016, c.d. Milleproroghe o il D.L. 50/2017, Manovra di Bilancio). Oggi c’è un quadro ampio ed esaustivo di disposizioni per avviare la ricostruzione.
Da questa riflessione nasce allora il mio appello alla Regione, alle Province, ai Comuni, alla Camera di Commercio, alle Università, all’ISTAO, alle Associazioni imprenditoriali, alle Organizzazioni Sindacali, agli Ordini professionali, alle Associazioni dei Consumatori, al mondo della Cooperazione, a quello del volontariato sociale e a quello bancario di elaborare insieme fra loro un “Patto sociale per la ricostruzione post-sisma e per lo sviluppo dell’economia delle Marche”.
Un Patto del quale la Regione deve essere il perno. Dobbiamo ricostruire non solo gli edifici ma anche il tessuto sociale, attivare logiche comprensoriali (non “sovracomunali” ma “intercomunali”), concentrare lo sviluppo in un armonico mix fra un’economia che ha solidi riferimenti nell’agricoltura, nel turismo culturale e ambientale, nell’enogastronomia, nel commercio con il mondo delle Università, con l’artigianato (quello artistico in particolare), il manifatturiero di qualità, i Centri per l’innovazione e della ricerca. Un Patto sociale per definire una strategia vincente che sappia utilizzare gli strumenti più efficaci a disposizione: la gestione in forma associata di funzioni fondamentali e servizi nelle aree del sisma; i Contratti di sviluppo; la Zona franca Urbana ecc. Un Patto sociale per: ricostruire meglio, in sicurezza, mantenere integra la relazione con l’ambiente; ricostruire in funzione dei servizi da dare ai cittadini; ricostruire in un’ottica comprensoriale, di valorizzazione delle piccole comunità e delle loro specificità.
Un Patto sociale per ricostruire non un “presepe” bello da vedere ma disabitato bensì una comunità vitale e moderna, attrattiva anche per i giovani. E’ una sfida ambiziosa che trova fondamento nella coesione sociale che è sempre stata un punto di forza delle Marche; è una sfida per uno sviluppo senza fratture ma anzi per ricomporle, per avvicinare le “aree interne” alla costa, la tradizione al futuro, l’ “essere” e il “saper fare” con il “ben-essere”. E’ un’idea, una proposta ma direbbe Giorgio Gaber “Un’idea, un concetto, un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione…”! Perché, però, non raccogliere questa idea e fare delle Marche un modello di sviluppo sostenibile e di qualità della vita? Un Patto sociale scritto e realizzato a più mani per far riprendere il cammino di sviluppo a tutte le Marche.

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