Venerdì dialettali: 24 giugno un incontro dedicato ad Alberto Farina

Agli associati 2022 la Fondazione farà dono dell’Antologia di scritti in 3 volumi che raccoglie articoli e studi di Fabiani apparsi su giornali e riviste d’epoca.
Alberto Farina, in arte B’lò, nasce in rua Carlo Palucci ad Ascoli Piceno il 16 aprile 1945.
Innamorato della sua città e della cultura, passa l’infanzia e la prima adolescenza tra le ruette che gli hanno dato i natali, giocando con i coetanei e, grazie soprattutto alla conoscenza di Don Giuseppe Fabiani e dei suoi insegnamenti, si cimenta anche nello sport, imparando a sfidare le proprie capacità sportive con il tennis tavolo. La voglia di mettersi alla prova e superare i propri limiti lo stimola a tal punto che, con la società Virtus, arriva a giocare prima i campionati provinciali poi quelli regionali riportando vittorie e premi.
Eclettico e curioso, ma anche sempre alla ricerca di nuove sfide e stimoli, dopo aver sviluppato le sue doti sportive, decide di cimentarsi anche nel settore delle arti e, con la tenacia e volontà che lo contraddistinguono sempre, inizia a suonare la batteria ed entra nel gruppo de “I Lupi” iniziando a suonare non solo in locali di Ascoli e provincia ma facendo delle sortite anche al Piper di Roma.
Particolarmente portato per le scienze e la tecnica, giovanissimo inizia a lavorare come elettromeccanico fino a quando non ha un incidente che lo costringe a fermarsi momentaneamente. Nel 1973 sposa Maria Pia Lelli e parte con lei per l’Australia con l’intenzione di trasferirsi e lavorare lì. Ma il destino o l’attrazione per la sua città, rimescolano le carte e, complice un ciclone, B’lò torna a casa e riprende la sua attività di elettromeccanico fondando, con altri 2 soci, una ditta sua, l’”Elettromeccanica Ascolana” in cui lavorerà fino al pensionamento.
Oltre alle scienze e agli esperimenti con le calamite che utilizza in mille maniere diverse e di cui riconosce i benefici del magnetismo, ama l’arte e la creatività manuale per cui la domenica, unico giorno libero, lo dedica al “manipolare” il travertino ed il rame, creando con scalpello, vernici, smalti o semplicemente con le mani, sculture colorate e fregi con cui adorna casa e che ama regalare in giro.
Una volta in pensione, riprende il rapporto privilegiato con la sua città girando per le ruette, facendo foto degli scorci più intimi, dei portoni e delle epigrafi, per ricostruire la storia di Ascoli attraverso particolari poco conosciuti. Proprio in questa sua ricerca inizia a mettere in prosa le sue sensazioni e osservazioni raccontando Ascoli ed i suoi personaggi caratteristici attraverso aforismi o poesie in dialetto. Passione, la scrittura, che lo impegnerà fino alla fine, creando intorno a lui un piccolo “circolo culturale” con sede privilegiata al Meletti.
Con quel suo stile di analizzatore e ricercatore che lo accompagna sempre, fino alla fine del suo tragitto terreno, per cui, anche nell’arte della poesia, scrivere non è solo produzione artistica ma soprattutto studio del dialetto ascolano in sé, e messo a confronto con quello di altre regioni e periodi storici, con glossari prodotti ad hoc e pagine di studi.
Ammalatosi nel 2015 ci lascia il 6 dicembre 2020, ma continua ad emozionare e regalare perle nei ricordi di tutte le persone che lo hanno conosciuto e non hanno potuto fare a meno di volergli bene.

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 21-06-2022 alle 09:58 sul giornale del 22 giugno 2022 - 126 letture
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